DISTRIBUTORE DI PELLICOLE PER VETRI DAL 1983
Quando parliamo di installazione di pellicole fotocromatiche per il vetro è fondamentale conoscere bene i potenziali pericoli e la corretta valutazione dei rischi connessi all’applicazione su questo materiale.
Le normative indicano sempre il livello minimo prestazionale richiesto in una particolare circostanza: il compito di ottimizzare le scelte di progetto nei singoli casi è quindi lasciato alla perizia del progettista e del tecnico che si occupa dell’installazione della pellicola fotocromatica per il vetro.
Anche i produttori ed i trasformatori del vetro possono intervenire per migliorarne le prestazioni meccaniche e la qualità. Nello specifico intendiamo tutte quelle lavorazioni che consentono di migliorare lo stato tensionale oppure l’uniformità superficiale del materiale. I trattamenti principali che rientrano in tale classificazione sono la molatura e la tempra.
Dal punto di vista chimico, il vetro è un materiale inorganico continuo in uno stato amorfo. In termini semplici, ciò significa che la sua struttura non è organizzata in cristalli regolari, come avviene per gli elementi solidi, ma ricorda piuttosto quella di un fluido, essendo “disordinata” e senza una forma precisa (amorfa, appunto).
Oltre ad altre conseguenze, ciò comporta che, sotto il profilo meccanico, il vetro è un materiale dal comportamento di tipo statistico, ovvero che le sue prestazioni macroscopiche (quali ad esempio la resistenza meccanica) siano prevedibili come risultante statistica delle proprietà molecolari e non valutabili in modo deterministico, come avviene per i solidi cristallini. E per installare correttamente e far durare nel tempo una pellicola fotocromatica per il vetro, è importante tenere conto di tale aspetto.
Questo dipende dal fatto che in una lastra di vetro possono essere presenti stati tensionali differenti fra gli strati superficiali e quelli più interni oppure possono esserci imperfezioni (esempio tipico sono le microfratture) in grado di innescare, in particolari circostanze, fenomeni di rottura.
Un cenno va fatto anche alla cosiddetta “fatica” statica del vetro, cioè al fatto che una lastra sottoposta a sollecitazione permanente possa rompersi improvvisamente senza alcun segnale anticipatore: anche questo fenomeno contribuisce ad alimentare l’idea che il vetro sia in fondo un materiale imprevedibile e pericoloso.
I produttori ed i trasformatori del vetro possono intervenire per migliorare le prestazioni meccaniche e la qualità superficiale: in questo termine vengono accomunate tutte quelle lavorazioni che consentono di migliorare lo stato tensionale oppure l’uniformità superficiale del materiale. I trattamenti principali che rientrano in tale classificazione sono la molatura e la tempra.
La molatura è un procedimento meccanico di asportazione di particelle superficiali dai bordi di una lastra il cui scopo (oltre a quello di migliorare l’aspetto estetico e facilitare quindi l’applicazione di una pellicola fotocromatica sul vetro) è quello di far scomparire o comunque minimizzare microfratture, asperità e difetti vari che potrebbero innescare rotture, e pregiudicare la resistenza meccanica del materiale.
La tempra è un trattamento termico consistente in una fase di progressivo riscaldamento della lastra fino ad una temperatura prossima al rammollimento ed in una fase successiva di veloce raffreddamento. Questa configurazione incrementa notevolmente le prestazioni meccaniche del vetro: infatti, l’azione che deve essere applicata alla lastra temprata per portarla alla rottura dovrà essere di intensità molto superiore a quella che sarebbe sufficiente a provocare la rottura di un vetro semplicemente ricotto. La rottura di un vetro temprato avviene in tanti piccoli frammenti.
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